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15/09/2013 |
A SETTEMBRE 2013 NELLE NOSTRE SALE IL SECONDO CAPITOLO DI PERCY JACKSON |
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Un anno è passato da quanto Percy Jackson ha scoperto di essere un semidio figlio di Poseidone e dimostrato a tutti di non aver rubato lui il fulmine di Zeus, nulla è più successo così al campo addestramento per semidei comincia a pensare di non essere il fenomeno che sembrava. Proprio a quel punto un toro meccanico sfonda la barriera magica che proteggeva il campo, un protezione generata da un albero nato su una bambina che si era sacrificata per il bene altrui. Per rimettere le cose a posto bisogna andare a recuperare il vello d'oro nel mare dei mostri, l'unico oggetto in grado di salvare albero, barriera e campo. Il secondo film tratto dai libri di Rick Riordan rivede tutto il team creativo che aveva fatto esordire Percy Jackson al cinema. Appoggiandosi sempre ad un regista ed uno scrittore con esperienza nel cinema per bambini e ragazzi Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo: Il mare dei mostri, si distanzia molto più del precedente dalla matrice letteraria, ne rielabora gli elementi chiave attenuandone i tratti palesemente calcati sull'Odissea ed enfatizzandone la componente di commedia. Dunque se la saga cinematografica a cui Percy Jackson più si rifà (Harry Potter) con il procedere dei capitoli ha aumentato la parte seria e drammatica, le scelte della 20th Century Fox sembrano muoversi nella direzione opposta. Questo secondo film appare decisamente più scanzonato, divertito e intento a prendere in giro e scatenare risate (innumerevoli le comparsate ad effetto e autoreferenziali come quella di Nathan Fillion) che a mettere in scena un racconto coinvolgente. Le tematiche sono le più consuete (una paternità non risolta, l'accettazione del diverso, il superamento dei propri limiti) mentre è sempre più presente e tangibile la contaminazione con la modernità. Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo: il mare dei mostri infatti rimarca con ancora più forza la componente chiave del primo film, il fatto che le avventure del semidio strappato ad una vita normale si svolgano nel nostro mondo, con le nostre apparecchiature tecnologiche, i nostri luoghi geografici e via dicendo. Sono gli stilemi dell'urban fantasy (genere prettamente letterario a cui appartengono anche altri film tratti da libri visti recentemente come Beautiful Creatures o Shadowhunters e in un certo senso la saga di Twilight): trasfigurare la geografia reale, principalmente americana, in un mondo fantastico, immaginando l'esistenza di un altro ordine civile, legato a creature mitologiche (siano gli dei dell'Olimpo o i vampiri), che camminano accanto alle ignare persone comuni. I mondi paralleli dell'urban fantasy esistono assieme a quelli normali, solitamente ad un livello di coscienza superiore (non solo possono fare più cose e hanno una vita più avventurosa ma a differenza degli umani sono consci dell'esistenza di due mondi e non pensano ci sia solo il loro), e di volta in volta rappresentano per i protagonisti la presa di coscienza della loro vera natura e di un certo numero di responsabilità, dunque il passaggio all'età adulta. Il vero problema del film però pare proprio il nuovo regista, Thor Freudenthal. Con un immaginario da serie televisiva anni '90 a basso budget, un impianto realizzativo al di sotto del livello qualitativo auspicabile e decisamente una bassa abilità nel raccordare scene e momenti topici, il secondo film di Percy Jackson non riesce nemmeno ad essere piacevolmente banale come quello di Columbus ma arranca nel mettere insieme i momenti epici con quelli sentimentali con quelli drammatici e, cosa forse ancor più grave visto il genere, fonde male computer grafica, effetti pratici, trucco e protesi, creando così un mondo fantastico implausibile dai riferimenti eterogenei e mal amalgamati.
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